SOS Genitori!

Ciao a tutti!!!

Come spesso accade le mie riflessioni partono da fatti di cronaca o articoli  che trovo su riviste o nel web. Proprio poco tempo fa mi è capitato di incappare in un articolo di Repubblica dal titolo “Voglio per forza un figlio fenomeno”. Quando i genitori superano il limite che invito tutti a leggere. La soddisfazione dell’aver finalmente appurato che sempre più spesso i mezzi di comunicazione “generalizzata” trattano questo tema, è seguita dal pensiero: “Ma chi leggerà questo articolo? Quanto sarà efficace riportare solamente dei dati o degli episodi per cambiare la situazione, senza accompagnarli con una reale riflessione?”. Ma soprattutto: Quanti genitori lo leggeranno e rifletteranno su quanto fanno loro (o i loro amici/colleghi/parenti)?”. Nella mia immaginazione le risposte sono le più rosee possibili, ma nella parte più razionale della mente,  so che la realtà non è così.

Pochi giorni fa ho partecipato ad un incontro di formazione dedicato alle figure dirigenziali delle scuole calcio affiliate al Milan (vi ricordate? la mia tesi trattava proprio di questo tema. In caso eccovi il link all’articolo che ho scritto in merito), in cui uno dei temi principali, una delle grosse difficoltà che emergeva nei loro racconti erano proprio LORO… i temutissimi GENITORI!!! In particolare mi ha colpita, come ha colpito tutti, ed è stato oggetto di riflessioni da diversi punti di vista, l’esperienza di una scuola calcio che è arrivata a adibire un casolare che si trova presso la struttura della società sportiva, a luogo di ritrovo dei genitori che possono seguire gli allenamenti dei propri figli attraverso dei monitor collegati a telecamere collocate nei diversi campi, senza interferire con gli allenamenti.

Ora, la riflessione è la seguente: recintarli fuori dalla società è la soluzione migliore? Oppure cercare di parlare con loro, di condividere con loro un progetto, una linea di condotta, anche dire dei NO, farsi vedere risoluti e decisi a portare avanti il proprio progetto anche contro le loro opinioni, non può essere una soluzione migliore?

Certo, i genitori ce la mettono proprio tutta per rendere il tutto più difficile, anche se per spezzare una lancia a favore, è anche vero che non sono tutti degli indiavolati dello sport come li si dipinge… e come si suol dire, “Fa più rumore una campana stonata”.
Alcune frasi che mi hanno colpita del suddetto articolo sono: “La linea di campo tra gioco e stress per il bambino è sottile, quanto quella tra il buon genitore che si limita a far capire l’importanza formativa della disciplina e dell’impegno e quello che invece invade, soffoca, s’arrabbia, giustifica, pretende” e “Da una nostra ricerca del 2009 risulta che tra gli 8 e i 12 anni la maggioranza dei bambini pratica sport per vincere, come principale motivazione”. 

Nell’articolo non si risparmia nessuno, ponendo anche l’accento sul fatto che non è colpa solo dei genitori il fatto che vige una cultura sportiva così sbagliata in Italia: “Dicono (le Federazioni, nei vari decaloghi che pubblicano, ndr) :”pensate a divertirvi” ma il messaggio che di fatto viene trasmesso implicitamente dal sistema è un altro: conta solo vincere. Accade perché è completamente sbagliato il modello del Coni: le federazioni per avere soldi devono portare risultati. In Italia manca educazione sportiva perché non esiste lo sport per tutti: gratuito”

Qui si apre un  discorso profondo e anche ampio, per cui non è necessario soltanto condividere con le società sportive delle linee guida di condotta, dei volantini sulle regole per essere un buono sportivo o un buon genitore. No, bisogna anche dare vita a un sistema fatto di azioni concrete, reali e quotidiane per far si chedi fatto si diffonda un modello diverso di comportamento! Solo comportandoci diversamente potremo cambiare le cose e questa è una responsabilità che ognuno di noi ha verso lo sport, verso i giovani e verso il futuro.